Il caviale
Fu una conoscenza frettolosa, quella che ebbi con
il caviale, nel corso di un freddo e umido pomeriggio parigino. In realtà non
mi sarei mai immaginato che lo avrei incontrato in un bistrot, ma il mio
ospite, Jacques, giornalista di un quotidiano parigino, sembrava sapere il
fatto suo: dopo aver posteggiato vicino al Trocadero, mi invitò ad entrare
proprio in quel locale la cui terrazza era occupata da un banco sopra il quale
erano esposte cassette di diverse specie di ostriche e le amandes simili
ai tartufi di mare. Senza consultare la carta Jacques fece una breve
ordinazione. Ci fu portata una coppa di vetro che, adagiata sopra un calice
colmo di ghiaccio tritato, conteneva piccole, inebrianti, aristocratiche perle
grigie e ci venne servito del pane tostato, ancora tiepido. L’anziano
cameriere, conoscendo evidentemente le abitudini del mio amico, non portò né
limone, né burro. Si limitò a fornirci graziosi cucchiai di madreperla perché
il caviale mal sopporta posate metalliche. Nel cestello del ghiaccio, paziente,
ci attendeva una bottiglia di Saran Nature Moet di Epernay. Mentre mi accingevo
a dare inizio alla ritualità della consumazione della nobile vivanda, mi
tornarono in mente, della mostra sull’impressionismo appena visitata, le
fanciulle di Renoir che suonavano il pianoforte perché le giovani ballerine di
Degas potessero danzare. “Al cibo degli zar”, suggerì ironicamente il mio amico
proponendomi di brindare. “A Renoir”, gli risposi distratto mentre la Senna
rifletteva debolmente la luce dei primi lampioni accesi. La sapidità del
caviale penetrava i miei pensieri e mi trovai a meditare, a inseguire la
polifonia di sensazioni che sempre mi suggerisce. Jacquesmi confidò che non
esisteva nulla, a parer suo, che potesse avvicinarsi alle percezioni gustative
che danno queste piccole uova accompagnate da un buon vino che ne esalti le
caratteristiche anziché confonderle. Ascoltavo il mio ospite mentre distinguevo
sapori immediati e sensazioni indirette; poi tutto si cancellò, come in un
gioco di sabbia levigato da un’onda, dopo un centellino di Saran. E fu
piacevole assaporarne nuovamente un cucchiaino, per ritrovare
sapori…sensazioni.
Insalata di crudités al caviale
Ingredienti per 4 persone
4 ostriche concave,
40 g di karaburun
40 g di filetto di ricciola
1 cappesanta grossa adatta al consumo crudo
1 scampone
4 palline di alga wakame essiccata
1 cucchiaino di spemuta di arancia
1 cucchiaio di mirin
1 cucchiaio di olio d’oliva
1 cucchiaino di salsa di soia
Metto in una tazzina d’acqua le alghe e le lascio
idratare per pochi minuti. Sguscio lo scampone, lo privo del filo intestinale e
lo taglio in quattro tronchetti. Taglio il filetto di ricciola a dadini. Apro
la cappesanta, la lavo eliminando la membrana sabbiosa che l’avvolge, stacco la
lingua rossa che destino ad altre preparazioni e taglio la parte bianca a
quarti, cioè in quattro spicchi. Miscelo in una ciotola spremuta d’arancia,
olio, salsa di soia, mirin, poi unisco scampone, cappesanta, ricciola,
alga e mescolo. Apro le ostriche elimino la valva
vuota, le scalzo, e vi adagio sopra la preparazione distribuendola equamente,
completo cospargendovi il caviale e servo freddo.
fotografia da bellezza.estetica.it/article/manicure-caviale
Ho già l'acquolina!
RispondiEliminaE' un piattino sfizioso...
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