Nonostante fosse marzo il vento era molto freddo e il mare, grigio, diventava in alcuni momenti particolarmente minaccioso. Quel giorno, mi dissero, nessuna barca era uscita dal porticciolo di Saint-Malo. Eppure c’era allegria nell’aria e quando mi fermai davanti al tavolaccio di legno costituito da due rudimentali cavalletti e da un’asse che ricordava una vecchia porta, che reggeva casse e ceste di ostriche, un signore con un cappello di lana calcato sulla testa sino a coprirgli le orecchie, mi tese, con la mano livida per il freddo, un’ostrica vibrante nel mare del suo guscio concavo. Lo guardai, cercai tra le tante conchiglie una fettina di limone, ma il Monsieur sembrò capire le mie intenzioni e, presa una piccola bottiglia tappata con sughero da cui usciva un’esile cannuccia , irrorò l’ostrica. Io la portai diligentemente alla bocca e mi trovai a chiudere gli occhi istintivamente. Fu come sentire in me il mare, io piccolo contenitore capace di accogliere l’infinito. Chiusi gli occhi perché nessun’altra sensazione potesse distrarmi, e addentando il frutto di mare una nuova onda si infranse sui miei molari, quasi fossero scogli. Quando mi ripresi, l’ostricaro mi mostrò il suo sorriso e agitò la bottiglietta, che originariamente doveva essere di un succo di frutta, e solo allora percepii il colore vinoso del contenuto. Sì, era sicuramente aceto. “Oui Monsieur, mais a l’echalote”.
Da allora, quando ho il piacere di fronteggiare un plateau di ostriche adagiate sopra uno strato di ghiaccio tritato e coperto di alghe, non faccio mai mancare una piccola ciotola di aceto di vino rosso con scalogno finemente affettato cui unisco pepe nero macinato al momento con cui condisco, servendomi di un cucchiaino, Belon, Cancale, Zelande, Armorique e ciò che di meglio posso trovare in quei da me prediletti ristorantini accoglienti ed eleganti che da Saint André des Arts a Saint Germain caratterizzano la rive gauche parigina.
Le ostriche che degustai alla bancarella di Saint-Malo erano le spéciales de claires.
sabato 16 gennaio 2010
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Ah ! J'aim'rais bien
RispondiEliminaDéguster de bonnes huîtres
Au petit déjeuner
Goûtez-moi ça, goûtez
C'est vraiment très bon avec du lait
N'oubliez pas de les sucrer
Sortez de votre coquille
Laissez-vous tenter
Par les produits de la marée
Ah ! J'aim'rais bien
Me gober des bigorneaux avant de t'embrasser
Goûtez-moi ça
C'est bon avec une tasse de café
N'oubliez pas le pain beurré
Sortez de votre coquille
Laissez-vous tenter
Par tous ces beaux fruits de mer frais
Ah ! J'aim'rais bien
Manger tôt de jolis poulpes
Avec mes bigorneaux
Goûtez-moi ça, goûtez
C'est si bon avec du cacao
Mais il faut les tenir au chaud
Sortez de votre coquille
Voyez si c'est beau
Un tas de moules sur un plateau
Alléluia Alléluia Allélluia
http://www.youtube.com/watch?v=qWMdWb3-gr4
Que belle poésie Gioia, et dans la langue plus opportune…
RispondiEliminasono tra i tuoi seguaci se ricambi mi fa piacere
RispondiEliminabuona serata
Michele pianetatempolibero
http://pianetatempolibero.blogspot.com/
si, ma dalla tua risposta direi che nn hai guardato il link a Yotutube.. in cui si vedono 3 baldi maschioni che la cantano in falsetto.
RispondiEliminami ero perso il link, mi ero perso il meglio...
RispondiEliminaAh, dopo un brutto incontro con le ostriche sbagliate c'è una metà del mio cervello che si rifiuta anche solo di guardarle. Dopo averti letto, l'altra metà mi sussurra: "Devi provarle così, devi provarle così...". Ti farò sapere quale vince. In ogni caso grazie della meravigliosa suggestione.
RispondiEliminaps mò mi vado a vedere i maschioni in falsetto...
Amore e odio con le ostriche.. ma da qualche tempo prevale l'amore..
RispondiEliminaSe passi da Torino devi assolutamente provare un locale che ha ostriche deliziose proprio come quelle bretoni
Il ristorante Si chiama 'Simini'
A presto e buona cucina!
Babuska mi spiace che tu abbia avuto un brutto incontro con le ostriche... sono esperienze che "segnano".
RispondiEliminaSandra grazie per la dritta. Non lo conoscevo.